Ottimo libro di Antonio Manzini, l'autore della serie di Rocco Schiavone.
Ma stavolta non è Rocco Schiavone a essere il protagonista bensì Carlo Cappai, archivista presso il tribunale di Bologna, figlio di un noto magistrato felsineo col quale ha sempre avuto tante divergenze di opinioni da non andare nemmeno al funerale dei genitori.
La storia di Carlo si alterna a quella di Walter, giornalista del Gazzettino appena passato dalla cronaca sportiva a quella nera.
Sullo sfondo, invece, ci sono Ida, governante di casa Cappai, Elena detta "la str..a", direttrice del Gazzettino, i carabinieri, i giornalisti.
I morti. Legati a un filo conduttore. Che è un po' vendetta e un po' giudizio.
Ho capito chi fosse l'assassino a pagina 67 o giù di lì ma poi la storia prende una piega imprevista e l'assassino atteso, nello sviluppo delle indagini, non è più lui. Non è solo lui.
Meno crudo di Schiavone, questo libro però non si scosta dalla scorrettezza che chiamerò morale ma fino a un certo punto, una giustizia di uomini che un punto di vista diverso.
Stile scorrevole, l'alternanza di flashback molto passati e recenti, che portano all'oggi definitivo, non danno noia e delineano meglio i personaggi della storia, che siano protagonisti o comprimari.
Senza le rotture di co..ni di Schiavone.
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