martedì 13 novembre 2018

Tutto d'un fiato

E' stata una giornata lunga e faticosa, la sveglia presto, l'uscita di casa anticipata di circa mezz'ora per essere in ufficio prima del solito e vanificata dai purtroppo soliti, immani, indecenti e innammissibili ritardi.
Giornata strapiena in ufficio, dove salto di palo in frasca, riempio la scrivania di memo per avere tutto sotto controllo e l'agenda elettronica di cose da fare in ufficio. Il resto delle liste lo infilo nelle tasche e immancabilmente lo perdo.
Sono uscita prima dal lavoro perché avevo consiglio di classe ma ero collegata in una riuonione telefonicha fiume che ho troncato dopo oltre un'ora e mezza e solo perché entravo nell'aula, sotto lo sguardo severo di tutti gli insegnanti, pronta a prendere appunti che poi dovrò trasformare in verbale per i genitori.
Aimé, questi ragazzi non ne vogliono sapere di crescere, fanno i gradassi, gli smargiassi ma sono solo un branco di indisciplinati al limite della cafonaggine. Non si tratta più di fare gli sbruffoni, si tratta di non rispettare regole e gerarchie, spalleggiati da genitori battaglieri nei confronti della struttura scolastica, che non insegnano loro il valore del sacrificio, il significato della parola dovere, delle regole e del rispetto, soprattutto del rispetto.
Ne sono uscita provata, credetimi.
E poi a casa la cena, le incombenze domestiche e i compiti non fatti, beccati perché puzzano come un pesce dopo tre giorni (magari fuori dal frigo). E via, forza, dai, prendi la matita, il vocabolario, scrivi, leggi, pensa, non è vero che non sei capace, non ti va perché sei pigro, vieni qua che ti spiego perché hai messo la punteggiatura sbagliata, non sei incapace, te l'ho già detto, non hai voglia perché devi faticare, forza, hai un altro esercizio, daiiii, non perdere tempo, e Carducci? su, Pascoli l'hai fatto ma quell'altra pagina?
E pensi che tua madre risolveva tutto con lo sguardo, quello che parlava e diceva "se pensi solo di non fare sei morta!"
Sono qui, sul divano, le dita che scorrono da sole sulla tastiera del pc, gli occhi chiusi a pensare alle parole che devono apparire sul monitor, ringraziando la caparbietà di mio padre che per quel cinque in pagella, nel primo quadrimestre della prima superiore a ragioneria, mi comprò una macchina da scrivere portatile e mi costrinse a fare tutti i giorni un'ora di esercizi, fino ad arrivare in pochissimo tempo all'otto, voto massimo che ci veniva assegnato.
Ecco, il sacrificio da ragazzina ripagato in età adulta, i figli che ti chiedono "mamma, ci aiuti, che noi saremmo lentissimi a scivere?", i colleghi che ti guardano allibiti perché mentre tu mandi loro la mail, la scrivi sotto i loro occhi ma guardando loro negli occhi e non la tastiera o il monitor.
Sono qui, su questo divano, con la voglia di panettone ma troppo stanca per alzarmi, andare in cucina, tagliarne una fetta e mangiarlo prima di arrancare verso la camera da letto che sta dalla parte opposta della casa: pochi metri, pochi passi, i più faticosi della giornata, la testa sui sermoni che tutti i giorni faccio e che i ragazzi, volente o nolente, si devono sorbire, e anche sulla lista della spesa per domani perché il frigo piange, le pratiche da sbrigare in ufficio, le cose che si accumulano in casa, dove sono finiti i pigiami invernali dei ragazzi? buttati tutti? I pigiami, non i ragazzi!
Aiuto, tiratemi su, trasformate con un colpo di bacchetta magica il divano in un letto, il ricamo in un fidanzato, la stanchezza in sonno ristoratore, fatemi staccare al spina, è ora di andare a dormire, devo ricominciare più carica di prima.

2 commenti:

  1. Non ho nemmeno io la bacchetta magica ma credimi se così fosse te la darei volentieri...ho solo la comprensione da darti il mio sostegno virtuale

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    Risposte
    1. Grazie. A volte mi prende così e faccio tutta una sparata, un po' come certe mie giornate.
      Roberta

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