Io e lo shopping

No, non andiamo proprio d'accordo.
Sono rare le occasioni che lo trovi soddisfacente: non c'è la taglia, il colore, il modello che avevo in mente, la commessa è insistente fino all'esasperazione oppure assente fino a mandare una segnalazione a "Chi l'ha vista", pare che le vie di mezzo non siano contemplate.
"Signora, cede!" se è troppo stretta (sèèèèè, la cucitura, mica il tessuto o la pelle/plastica delle scarpe), "Signora, è comoda" se è troppo larga (ma sono arrivati anche a dirmi che posso ingrassare pur di riempire una taglia che faceva dell'abito un sacco di patate!), "Il colore è all'ultima moda" ma manca la definizione di 'ultima', "Ti sta benissimo" quando il giallo canarino fa di te una specie di zombie.
I camerini sono striminziti, le luci al neon/led rendono te una perfetta comparsa di un video di Michael Jackson, i vestiti invernali (ovvio, siamo a gennaio) cadono dall'unico appendino (se c'è) dove hai accumulato anche i capi da provare perché, ovviamente, il o la commessa sono desaparecidi che nemmeno se fossimo in Argentina, uno sgabello dove sedersi per riallacciarsi le sneakers o infilarsi un paio di pantaloni è più raro di un possibile fidanzato. Che non è raro, è introvabile!
Insomma, chiaro, no, perché non mi faccio mai prendere dalla frenesia dei saldi di fine stagione?
Poi capita come ieri sera, che ti serve un paio di jeans perché quelli che hai usato fino a venti giorni fa hanno ceduto irrimediabilmente, entri nell'unico outlet che sai avere quello che cerchi e ne esci 7 minuti dopo (non credo di più!) con il paio di jeans perfetto su di te (ovvio, non ho le gambe e i fianchi di qualche modella o diva di Hollywood) e uno scontrino della carta di credito che ne testimonia l'acquisto.
Una prova soltanto, una strisciata nella macchinetta e il tempo di intrufolarsi in altri negozi delle vicinanze a cercare quello che ti serve, con la speranza che i tempi di permanenza siano gli stessi.