La tela occupa quasi cinque piastrelle da 33 centimetri:
E direi che è piena grosso modo per metà.La tappa è questa:
Per questo risultato quasi a metà SAL (ricordo che sono quindici tappe):Che è già bello così, anche se non stirato!
Una piccola finestra sulla vita in casa mia: ricami, vita quotidiana, punti di vista e tutto quello che mi passa per la testa
La tela occupa quasi cinque piastrelle da 33 centimetri:
E direi che è piena grosso modo per metà.La tappa è questa:
Per questo risultato quasi a metà SAL (ricordo che sono quindici tappe):Servono a convivere meglio nella maggior parte dei contesti. Servono a rispettare i diritti l'uno dell'altra.
Ovviamente devono essere regole "sensate".
Ultimamente la vita condominiale mi sta un po' stretta, tollero con molta difficoltà le porte aperte, la raccolta non differenziata dei rifiuti, le pulizie negli orari di riposo, i danni palesemente causati intenzionalmente alle parti comuni, lo sbattimento di stracci-tovaglie-tappeti sui balconi sottostanti.
Le secchiate d'acqua giù dal balcone.
Che non sono libera di starmene sul mio a leggere, mangiare, ricamare, dormire che da uno dei due appartamenti sopra di me arriva lo scroscio. E fa niente se sono le 10 di sera, non sta piovendo e io vorrei potermi godere la mia sedia e il mio libro senza dovermi preoccupare di fare una doccia fuori programma.
La prossima volta compro un appartamento all'ultimo piano.
E questa volta, la mia prima volta è una cartolina ricamata:
Ricamata per la mostra collettiva del Gruppo Facebook "Per filo e per segno" dal titolo 'Caro amico ti scrivo', ho scelto lo schema Nimis di Renato Parolin.La confezione dal vivo secondo me rende meglio che in foto. Purtroppo non credo che riuscirò a visitare la mostra, che si terrà fine luglio - primi di agosto in val di Scalve.
Leonardo si innamora di Angela a prima vista. È un amore coinvolgente, reciproco, che non lascia scampo. Di quelli che prendono la pancia, la testa, che ti fanno cambiare il modo di vedere il mondo e di affrontare la vita. Insieme.
Arriva Laura a completare l'amore dei due giovani ma mette in crisi Angela, che se ne va.
Leo cresce la figlia con l'aiuto pratico dei propri genitori ma come un padre presente e attento, soffrendo per il distacco adolescenziale della figlia, a sua volta alle prese con i primi amori e le prime delusioni.
Affettivamente non riesce ad avere che storie di letto perché i suoi sentimenti sono ancora tutti per Angela.
Finché Laura non parte per le vacanze con gli amici alla volta si un'isola greca, nonostante il padre fosse prevenuto e non volesse lasciare che la sua bambina spicchi il volo.
A Mykonos il fato fa sì che la ragazza incontri Miguel e un messaggio in bottiglia e la vita di Laura e Leonardo cambia ancora, azzerando gli anni trascorsi.
Perché in realtà "siamo per pochi".
In un'alternanza di ieri e oggi, di diario (blog) di Laura e di quotidianità di Leonardo, la storia è scorrevole anche se ho trovato l'inizio un po' lento, faticavo a capire come dovesse evolvere la storia, anche chi fosse il protagonista.In un mondo frettoloso e usa e getta, i protagonisti veri sono i sentimenti duraturi ed esclusivi, sono la capacità di non omologarsi, di essere se stessi in tutto è per tutto.
Tante le citazioni musicali che accompagnano la storia, che pare o viene voglia di cercare le canzoni in rete mentre si legge.
Anche lo stile è scorrevole ma non banale, molto personale.
La narrazione dei sentimenti e delle dal punto di vista di un uomo in un mondo dove l'uomo non deve chiedere mai è sicuramente interessante, diversa e piacevole. È il primo libro di Roberto Emanuelli che leggo ma non sarà l'ultimo.
Non nei sentimenti, anche se spesso sembro anafettiva, ma nei piedi.
E la cosa sta diventando parecchio fastidiosa.
Di notte ho sempre i piedi gelidi, anche con le temperature tropicali di questi giorni. Quando mi alzo, spesso perdo l'equilibrio perché non sento bene il pavimento e il terrore di cadere e di farmi ulteriori danni, soprattutto al piede sinistro, mi innervosisce. Anche a ballare il tango sono trattenuta.
Gli esami non rilevano niente ma intanto le formiche le sento io.
No, non la serie surreale della Rai ambientata nella valle del Vanoi.
È l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica che c'è stata da ieri sera alle 19.30 a stanotte alle 2.30 circa.
Sette ore senza luce. Ti rendi conto di quanto siamo diventati energivori.
Non accendi il gas per farti da mangiare (ma se hai fiammiferi o un accendigas piezoelettrico ce la fai). O non ti fai da mangiare proprio se hai il piano a induzione.
Non puoi telefonare col "fisso" perché ormai hai il VoIP. Puoi contare sul cellulare. Se è carico.
Non ti puoi fare la doccia, a meno che non usi acqua fredda (puoi scaldare una pentola d'acqua se hai il gas).
Non rinfreschi casa con il condizionatore o il ventilatore, non guardi la TV, non navighi in internet, non fai andare la lavatrice, non usi l'ascensore.
E se hai l'auto elettrica, viaggi fin dove arrivi.
Chi come me è nato alla fine degli anni '60 è però avvantaggiato. Ha le candele in casa (mamma, cosa te ne fai?), non ha problemi a lavare i piatti a mano, se la cava con un piatto freddo fatto di scatolette, usa la scopa e non l'aspirapolvere.
Per qualche giorno posso anche rinunciare alla lavatrice, vivo alla luce naturale per leggere, scrivere, ricamare.
Al frigorifero no, non posso rinunciare, non è più un lusso, è indispensabile nonostante le scatolette.
Certo, anche per me è faticoso limitare l'uso di quegli apparecchi elettrici che mi facilitano la vita ma so che ci sono le alternative e si può anche fare qualche rinuncia.
La parte più penosa, invece, è la causa di questo blackout e di quelli che stanno da anni martoriando le città: l'obsolescenza delle centraline e la mancata manutenzione preventiva. Per risparmiare, sicuramente.
Siamo diventati sempre più dipendenti dall'energia elettrica, siamo sempre più tecnologici tanto che ormai se non hai l'app sul cellulare non puoi nemmeno andare in bagno (beati i tempi che si leggeva gli ingredienti dello shampoo!) ma allo stesso tempo non abbiamo rinnovato le strutture che servono ai cittadini. E sono d'accordo con i progetti per la salvaguardia dell'ambiente ma che il progresso sia chiesto solo all'utilizzatore finale e non a chi deve creare e manutenere le infrastrutture proprio non mi va giù.
Sabato sera ultima milonga della stagione, dove ho festeggiato il compleanno insieme a Michela
E poi mi sono regalata un paio di scarlatte Madame Pivot:Scarpe italiane di pelle e cuoio, comode ed eleganti. È anche molto ben curato l'imballaggio:Devo solo imparare a ballare il tango.Sto leggendo un libro, per lo più nel tragitto a piedi dalla stazione all'ufficio e dall'ufficio alla stazione.
E stamattina incappo in questa "riflessione" di una dei protagonisti: