martedì 27 gennaio 2015

45 minuti di delirio

pressoché quotidiano.
Sono quelli che vanno mediamente dalle 6.50 alle 7.35.
Una pensa che quando crescono sarà tutto più facile. E invece no.
Se prima li devi cambiare di pannolino, vestire a strati, dar loro la colazione col biberon o col cucchiaio, imboccandoli, quando crescono devi... sbraitare.
Perché inizi con calma, accendi prima la luce nel corridoio, poi nelle stanze; attacchi a chiamarli con voce bassa, quasi suadente (quasi, sia chiaro!) mentre con una mano ti spazzoli i capelli e con l'altra ti lavi i denti. Ad ogni richiamo, la tua voce sale di potenza, mentre zampetti in cucina a far partire il microonde con le loro tazze di latte e, sulla via del ritorno in bagno per continuare la tua preparazione, butti nel cesto un paio di calzini seminati qua e là.
Di solito, uno dei due, il quasidecenne più spesso del dodicenne, sguscia guardingo in bagno o in sala mentre il dodicenne mugugna che è stanco, che non vede il motivo di andare a scuola, che è stanco, che ha sonno, che è stanco.... una tiritera pressoché infinita.
Intanto tu hai fatto il letto con la mano destra mentre con la sinistra hai steso la crema base prima e il fondotinta dopo. Parte l'urlo che neanche Tarzan che la colazione (loro) è in tavola e che "forza, fuori dal letto, la sera vai a dormire prima!" e intanto con la sinistra ti asciughi i capelli e con la destra ti metti la matita, pur sapendo che alle dieci di mattina ti sarai strofinata così tante volte gli occhi che ti chiedi anche perché ti trucchi se poi sembri lo zio Fester.
Nel frattempo, tiri fuori dal microonde la tua tazza di latte e speri di fare una colazione veloce senza alzarti da tavola. Sééééé, ma quando mai! Hai dimenticato la pastiglia per la pressione, il cucchiaio per uno dei due, i biscotti per l'altro. E intanto condisci il pasto con "su, dai, mangia almeno un altro biscotto". Speri finiscano in fretta ma se lo fanno, è perché hanno esigenze fisiologiche in contemporanea e non basta avere due bagni, perché entrambi vogliono lo stesso (come se fare la cacca da una parte invece che dall'altra portasse dei vantaggi).
Esortandoli con vigore (e con un tono di voce che fa vibrare i vetri), hai rifatto i loro letti, tirato fuori uno yogurt quale tuo pranzo, messo la mela nel portamela (ma l'hai messo nello zaino?), infilato le scarpe, tirato l'acqua che qualcuno, immancabilmente ha dimenticato di fare, fatto partire la lavastoviglie, apparecchiato per il pranzo del dodicenne, messo la merenda nelle cartelle (quattro volte su cinque), iniziato un vero e proprio count down, un occhio all'orologio e uno al sito di trenord per le ultime, terribili notizie su ritardi-guasti-soppressioni. Il tempo scorre, uno è ancora sul water, l'altro in pigiama che ha deciso che era il momento di mettere a posto il proprio cassetto della biancheria.
Vibrano anche i vetri al quinto piano quando esplodi, i loro zaini già sul pianerottolo e tu che grondi come in sauna perché hai già su la giacca a vento e il tuo zaino sulle spalle. Vorresti ogni tanto vestirti da femmina, una borsetta, un vestitino, i tacchi ma devi prenderli quasi per le orecchie, intimare loro che li mandi a scuola scalzi e in mutande, che di lì a dieci minuti hai un treno e che non sai se ce la fai a portarli a scuola e possono percorrere da soli quei 300 metri che separano casa da scuola (ma li accompagni lo stesso, giungendo trafelata ad un treno che poi ti fa aspettare venti minuti).
"Chiudi casa che io apro le bici, ma sei ancora scalzo? lo zaino! hai preso la sacchetta? hai tutto in cartella?" Ovviamente parole al vento. Appena hai chiuso tutto e inserito l'antifurto, ecco che si ricorda che non ha messo questo o quello nello zaino e scatta l'ispezione tardiva ed esasperante (hai iniziato alle 16 del giorno prima a dire "fai lo zaino" ma perché mai sprechi tanto fiato?). "Ti firmo la nota, ora è tardi, potevi pensarci prima". E poi via, su sulle biciclette, il semaforo che diventa rosso quando stai per passare, le bici da chiudere, uno che sale sul pullman e l'altro entra al prescuola e tu, tre bici da sistemare, un treno da prendere, una nuova giornata da affrontare per altre 14 ore, vorresti reinfilarti in casa e sparire. E invece sai che il giorno dopo, a turno, un giorno uno, un giorno l'altro, esasperano i tuoi nervi fin da quando aprono gli occhi.

6 commenti:

  1. Roberta mi hai fatto morire dalle risate, ma come ti capisco!!!! E la mia pulce ha solo tre anni, la mattina è uno stress e non oso immaginare quando crescerà anche il piccolo, ma che ci vuoi fare, siamo mamme!!!!
    Un abbraccio, Giusy

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    1. Ci ironizzo su per non armarmi di battipanni (che ho cercato nel negozio sotto casa ma ne era sprovvisto).
      Roberta

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Pat pat un corno! Stamattina stavo spalancando la finestra della camera di uno dei due, prendendo pure il piumone e sbattendolo sul balcone, dopo quindici minuti quindici di esortazioni/urli per cacciarlo fuori dal letto. Il prossimo passo potrebbe essere un bicchiere d'acqua gelida sulla faccia.
      Roberta

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  3. Meno male che la prendi sul ridere, è la mia stessa identica storia, cambiamo fascia 8 e 5, ma il resoconto calza a pennello.
    Per fortuna la bici la porto al lavoro e devo solo rincorrere il pulmino dell'asilo, quando ci sarà da prendere il treno o il pulmann mi verrà da ridere, ma acquisterò la mazza da baseball!
    Anna

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  4. Sei troppo forte! Post come questi sono la consolazione (magra) che non sono l'unica mamma incapace di gestire due banditi che devono andare a scuola. Dopo aver piazzato il primogenito alle medie sempre col fiatone, col secondogenito riusciamo ad arrivare in ritardo tutti i giorni con la scuola dietro l'angolo. Senza contare le volte, come ieri mattina, che mi tocca ritornare alle medie una seconda volta perché gli occhiali sono rimasti a casa...

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