giovedì 31 ottobre 2013

Sciopero

Oggi sono in sciopero. Quello lavorativo. La categoria alla quale appartengo sarà tra qualche mese priva di contratto nazionale per scelta dei datori di lavoro. Il contratto era stato firmato meno di due anni fa con grandi proclami da parte degli stessi. Ora, a distanza di un anno e mezzo, quel contratto è troppo oneroso per loro da rispettare. Ma soprattutto non stanno facendo alcuna controproposta.
La mia sensazione è che, di botto, siamo tornati indietro di 50 anni nel mondo del lavoro in generale, lavoratori poco solidali tra di loro perché col tempo hanno raggiunto una stabilità e agiatezza economica non indifferente, datori di lavoro padroni, che invocano troppo spesso il costo del lavoro come UNICA o quasi causa della difficoltà in cui si trovano.
Salvo poi rivolgersi al lavoro precario. Senza considerare che il costo da loro sostenuto non va che in parte nelle tasche del lavoratore (facciamo due conti di quanto va nelle tasche dello Stato o non serve?). Invocando rinnovamenti che avvengono solo con pulizie di personale che sanno solo di "etnico".
Non mi vengano a dire che noi siamo una classe privilegiata. Sicuramente lo eravamo quarantanni fa, ora no, chi entra nel mondo dove lavoro da ventisette anni ha la stessa remunerazione di un operatore di call center. Tredici mensilità di cui una prosciugata dallo Stato in conguagli e balzelli vari.
I benefici acquisiti rimangono solo per certe categorie, vedi parlamentari o, peggio, ex parlamentari.

2 commenti:

  1. L'ostilità fra classi sociali è cresciuta con gli anni della crisi ma è stata anche consapevolmente alimentata dalla politica, penso alle battuttone del ministro Brunetta su tutti i tipi di funzionari statali, vuoi per deviare l'attenzione appunto dai politici - vuoi nel nostro caso, per un evidentissimo complesso di inferiorità dell'autore di quelle frasi. Frasi che comunque hanno fatto molto male a tutti.

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    1. Sono d'accordo con te. E' un esempio, come le battute sul precariato come opportunità e rigidità del posto fisso o sui bamboccioni di presidenti del Consiglio o di ministri vari in passato non troppo remoto. Facile anche dire "andate all'estero", ma se all'estero non ci vogliono nemmeno in Europa?
      Purtroppo stiamo ancora troppo bene per ribellarci sul serio.
      Roberta

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