martedì 10 marzo 2020

Coronavirus: elucubrazioni post decreto e post fine settimana

I supermercati sono stati nuovamente presi d'assalto, in previsione di una quarantena che forse, realmente, non avverrà quasi mai, con il panico di chi ha avuto sempre tutto, con pochissimi se non addirittura alcuno sforzo e si trova a dover fare delle rinunce, magari a cose a cui non ha dato importanza.
Improvvisamente, emergono i paladini della segregazione, armati di sapere costruito tramite navigazioni in internet e di insulti veri e propri a discapito di chi ha cercato di fare una vita normale, anche a fronte di notizie contraddittorie e non certo di fonte certa.
La gente fugge. Fugge al sud, fugge nelle località di vacanza dove ha la casa perché è meglio reclusi sulle Dolomiti piuttosto che in casa a badare ai nonni anziani, fugge da mammà ottuagenaria perché la mamma è sempre la mamma. La fuga è sempre stata, umanamente, la reazione alla paura e al pericolo. Che pericolo corriamo oggi? Di ammalarci e di non avere abbastanza strutture sanitarie che ci curino (soffermiamoci 3 secondi a chiederci perché). Se ci pensiamo bene, siamo fuggiti dal sud e dalle terre di confine perché non c'era lavoro per vivere, fuggono i migranti da carestie, guerre ed epidemie. Fuggono anche gli animali selvatici quando cerchiamo di avvicinarci a loro. Perché non critichiamo anche questi comportamenti?
Abito in zona che da ieri è diventata rossa.
Ma è un rosso sbiadito, tutto sommato, quasi un rosa. O forse un rosa pallido. Perché non c'è un divieto a muovermi da casa ma un caldo invito a restarci, non c'è un obbligo normativo a farmi fare telelavoro ma un invito alle aziende a incentivare questo "nuovo" strumento professionale. Perché dopo tre settimane di allerta, io ho continuato a utilizzare i mezzi pubblici e a seguire alcune indicazioni per prevenire il contagio, anche in virtù di chi sbandierava "la normale influenza, solo un poco più contagiosa".
I numeri... li lascio a chi di dovere. I numeri con cui convivo e che mi danno da vivere sono quelle di una parte del bilancio del mio datore di lavoro. Non per superficialità ma perché sono solo un di cui privo di senso, secondo il mio punto di vista.
Ho fatto scorte di cibo? Sì, come tanti ma senza esagerazioni. Nel mio paese, c'è solo un panificio, un supermercato e due negozi di alimentari che, normalmente, sono già chiusi quando rientro dal lavoro. Ho di che vivere, tra surgelati e scatolame, per qualche settimana. Del cibo fresco, posso farne a meno. Sarà la volta buona che dimagrisco?
Sono andata a far foto in gruppo all'aperto (ma non eravamo accalcati), sono andata a sciare, sono andata al lavoro in treno e ho lavorato in un non troppo grande openspace.  Mi condannate per le prime due attività ma non per le altre due, usate epiteti contro chi, come me, non si è fatto terrorizzare da proclami provenienti da chi? dal leone da tastiera anonimo.
La sporca faccenda è stata gestita malissimo da tutti, Stato, privati, massmedia. Ora se ne pagano le conseguenze con una riduzione di una presunta libertà a cui tutti ci eravamo assuefatti.
A suon di gridare "al lupo, al lupo!" quando il lupo se ne stava in letargo, nessuno ha pensato più che il lupo si potesse svegliare. Ora dobbiamo capire, con l'aiuto di chi ha il senso civico e la conoscenza, quanto questo lupo sia feroce e aggressivo o scappi lui davanti al pericolo.

1 commento:

  1. Mi trovo d'accordo,come accade spesso,con te su tutto. Quando guardavamo le prime immagini del "coprifuoco" in Cina eravamo allibiti ed ora? A noi mancano come sempre le indicazioni certe,la chiarezza nelle cose,quante disposizioni hanno cambiato in 3 settimane? Ed ora proviamo ad adeguarci e speriamo...

    RispondiElimina

I commenti anonimi non sono permessi e pertanto, se effettuati, verranno considerati spam.