lunedì 13 gennaio 2014

Sbaraccamento

Ieri ho finito di sbaraccare gli addobbi di Natale, una due giorni di più o meno full immersion di scatoloni, lucine, scope, aghi di pini sintetici, palline, nastri, rosso, oro, verde, su e già dalla scaletta, sposta i quadri, rimetti al loro posto il tavolo, le sedie, i divani, approfitta per lavare il pavimento più sgombro del solito.
Sì, ieri e non il 6 o il 7 gennaio, con la furia che contraddistingue tanti per rispettare una tradizione che impone il montaggio rigorosamente l'8 dicembre e lo smontaggio un mese meno due giorni dopo.
Io me ne sono infischiata, di queste tradizioni, quest'anno, ho montato tutto, decorato la casa con almeno una settimana di anticipo e smontato una dopo.
Perché quest'anno ho vissuto con uno spirito decidamente diverso queste vacanze, seppure prive di figli per la maggior parte della loro durata.
Ho vissuto con le mie regole e cercando di creare una sorta di tradizione di casa mia, fatta anche a misura di questa strampalata famiglia divisa e non allargata, fatta di turni figli e assurde pseudo competizioni.
Mi hanno guardata con occhi a palla quando rispondevo che a Natale ero "sola", senza figli, sbalorditi dal fatto che non fossi tornata al paesello.
Niente, quest'anno, è stata più vera della frase "home is where heart is", la casa è dove c'è il cuore. E il cuore è a casa mia, con o senza figli, con amici che non mi giudicano o condannano.
Sorridevo, sabato, mentre avvolgevo le statuine di produzione industriale ma "dipinte a mano" nei ritagli logori dei giornali, come facevo quarant'anni fa con quelle più delicate di gesso, appartenute a mia madre o forse anche a mia nonna, che ogni anno ci rimettevano una testa o una mano o si spezzavano in due, che dopo un po' abbiamo cercato di restaurare con Das e tempere, ogni tanto una di meno, e mi chiedevo se quest'anno fossero uscite dalla loro valigia di cartone marrone scuro. Sorridevo quando riponevo le palline rosse e oro, ormai impolverate, con metodicità maniacale nelle rispettive scatole perché ogni anno gli addobbi aumentano e se non li metti via per bene, sono come i vestiti alla fine delle vacanze che non ti fanno richiudere la valigia. Sorridevo mentre raccoglievo minuziosamente il muschio dal presepe, recuperandolo per il prossimo anno, perché a casa mi non si butta mai niente che si possa riutilizzare.
E pensavo all'automatismo di certi gesti, acquisito con gli anni nonostante la cadenza degli stessi sia, appunto, annuale, all'allegria e alla malinconia insieme che mi facevano le lucine ancora lampeggianti mentre le tiravo giù dall'enorme albero sintetico, no, finto! che ha troneggiato nella sala per un mese e mezzo.
Quest'anno ho vissuto di più il Natale con gli occhi dei miei figli, con il conforto della religione e la compagnia degli amici, nuovi e vecchi. 
E veramente mi è pesato disfare tutto perché vorrei davvero fosse Natale tutto l'anno.

4 commenti:

  1. E' giusto che tutti abbiano il loro tempo e i loro modi di fare le cose,e poi è vero, ma dove stai meglio se non ha casa tua? E' la risposta che do ogni volta che declino un'invito ad uscire delle mie amiche, ma in fondo è vero, io sto bene solo a casa mia!!

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    1. Io non è che stia bene solo a casa mia, tutt'altro. Ma slego il contesto delle feste da quello di festa=famigliari. Mi piace andare in giro ma soprattutto stare con le persone, accettare e ricambiare gli inviti che, però, non devono essere di cortesia, di compatimento.
      Roberta

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  2. Roberta hai colto veramente l'essenza del Natale. Sono anni che combatto una battaglia persa perché vorrei, almeno una volta, starmene a casa mia il giorno di Natale, ma ci sono persone che purtroppo certe cose non le capiscono. E mi fanno arrabbiare. Vorrei anch'io poter i sentire così.

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  3. è sempre bello leggerti! e, quando sei così serena, sono felice x te... bello leggere come hai passato le feste, senza ipocrisia, serenamente, con le persone che volevi accanto.. Auguri Roberta! che la magia del Natale, ti accompagni tutto l'anno...
    A, Ct.

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