mercoledì 16 ottobre 2013

Il latino al lavoro.

Divide et impera. E' il moto dei datori di lavoro.
Mors tua, vita mea. E' il moto sempre più diffuso tra i colleghi, frutto della filosofia dei capi. La solidarietà è finita, rimane solo quella dei giorni di lavoro che siamo costretti a dare (leggi: stai a casa senza stipendio per mandare qualcun altro in prepensionamento, a sua volta leggi: esodato).
Non so ancora se sarò io tra gli 8.000 da abbattere ma se anche così non fosse, a me mette davvero tristezza vedere quanto un quarto è più dei miei colleghi siano diventati improvvisamente inutili, superflui, come i peli delle donne soprattutto in estate. Uno strappo e via.
Tanto è chiaro che una volta aperta una breccia, abbattere il muro sarà molto più facile. E tra pochi giorni, forse qualche settimana potrebbe toccare a me o a quelli del piano sotto ma nulla vieta che smanettino con gli organici e il mio ufficio sia salvo ma qualcuno di noi potrebbe essere "strategicamente" spostato. Oppure tra qualche mese potrebbe toccare a quelle persone che ora esultano perché hanno la certezza che ora non sono uno degli ottomila. Per ora.
Mi fanno pena quelle persone che al mio timore di far parte degli ottomila mi rispondono "ma vedrai che si mettono la mano sulla coscienza, terranno conto che sei famiglia monoreddito con due figli piccoli" e balle del genere. Non hanno minimamente chiaro come funziona il mondo oggi. Mors tua, vita mea.
Io non so il latino, quando sono andata alle medie già non si studiava più e ho conseguito un normalissimo diploma di ragioneria ma due conti li so fare. E credo anche bene.
E sono conti davvero brutti, quelli che faccio.
Non è un post commentabile per scelta, detesto i pat pat di circostanza e le ovvietà. Riflettete e basta.
Io continuerò a cercare di farmi passare il voltastomaco.