mercoledì 15 giugno 2011

ECOPASS?

No, grazie. Noi siamo ecologici di nostro. E da stamattina, anche il seienne ha preteso di utilizzare la sua bicicletta per andare a scuola.
Ancora un po' titubante su due ruote, le dimensioni piccole rispetto alla mia e a quella del fratello ottenne, siamo giunti a 5 metri dal cancello scolastico e ha dovuto fermarsi per massaggiarsi le braccia doloranti. Ovviamente, a causa di questo esperimento, l'uscita da casa è stata obbligatoriamente anticipata di buoni 5-10 minuti. Intanto noi proseguiamo imperterriti ad usare le biciclette come primario mezzo di locomozione per il paese, che si tratti di andare a scuola come all'Oratorio, che si debba attraversare il sottopasso ferroviario per raggiungere l'abitazione di un amichetto come per andare al parco giochi più lontano.
La prossima meta da raggiungere potrebbe essere la piscina nella frazione vicina.
Più di qualcuno era ed è convinto che io non abbia la macchina o, peggio, la patente (conseguita nel lontano 1985): mi vedono sempre in giro sulla mia bicicletta gialla, pluriposto, spesso stracarica di bambini e borse, di giorno come di sera; solo da pochi mesi ho levato il seggiolino anteriore ma manca solo il cartello "carichi sporgenti" sullo zaino appeso allo schienale del seggiolino posteriore. I cigolii sinistri che ogni tanto manda, i freni solo recentemente sistemani, il precario equilibrio le hanno fatto conquistare il soprannome di "scassona". Ma senza mi sentirei monca. Non è superteconologica, 80.000 lire all'Euromercato di Assago, quando ancora si chiamava Euromercato e si pagava in lire e abitavo a Milano. E con essa, ho attraversato la città per andare a lavorare dalla via Montegani dove abitavo allora alla via Rosellini dove lavoravo, pavè e binari del tram e annesse buche, ma arrivavo anche ad Assago, a Rozzano e ora a Nerviano o a Rho. Le marce le ingrano semplicemente pedalando più velocemente. La piccola manutenzione me la faccio da me, che si tratti di cambiare una gomma forata o i pattini dei freni consumati o la lampadina del fanalino bruciata. Ho sostituito i cavi dei freni ma non ho avuto abbastanza forza per tirarli adeguatamente. Ma in fondo, non si può mica riuscire in tutto, no?
Sorrido ancora alla scena della sottoscritta che arranca sulla salita del sottopasso, fino a poco più di un anno fa, l'attuale ottenne sul seggiolino posteriore, il seienne ritto su quello anteriore, che canta a squarciagola l'inno d'Italia perchè così si sente meglio. E io che arrivo in cima con la lingua di fuori ma pur sempre pedalando.

3 commenti:

  1. Lo dico, lo Confermo e lo sottoscrivo: SEI MITICA!!!!
    Anto

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  2. Ed io mi sono stancata più di te al solo leggere della pedalata in salita e con due bimbi!!!!!!Chica72

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  3. Quanto mi piace questo post. La mia Nina (leggi bici) ha solo undici anni di vita, ha avuto un periodo di stop tra il 2008 e il 2010 perchè il Power era troppo pesante da trasportare nel seggiolino e troppo piccolo per pedalare in strada (con la zucca che si trovava non lo avrei permesso neanche se avesse imparato ad andare senza rotelle prima dello scorso agosto) e mi è mancata. Ma da questa primavera ho iniziato a recuperare.

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