mercoledì 21 novembre 2018

Stupidità umana

Morire a 16 anni per gioco, perché non sai cosa fare nella vita, perché non sai che cosa fare della tua vita.
E' successo a pochi chilometri da casa mia, un gruppo di ragazzini coetanei dei miei figli hanno parallizzato l'intero quadrante ovest ferroviario fino ad oltre mezzanotte per uno stupidissimo gioco finito in tragedia: chi si alza per ultimo all'arrivo del treno. Uno ce l'ha fatta, il suo amico no. Una vita spezzata a sedici anni, una vita rovinata per sempre, quella del macchinista che non è riuscito a frenare, migliaia di uomini e donne prigionieri dei treni perché anche qui si palesa l'intera incompetenza e adeguatezza delle Ferrovie dello Stato.
Quando ieri sera sono tornata a casa dalla spesa, lieta di aver trascorso quasi due ore con mio figlio senza distrazioni tecnologiche, abbiamo notato nella piazza del paese un insolito affollamento di gente col viso chino sullo schermo. Stessa cosa nelle vie intorno, fin sotto casa, fino in stazione. Oddio, penso, una scossa di terremoto e sono scesi tutti in strada, chissà come sta il quindicenne che non aveva voluto uscire con noi; il tredicenne, invece, aveva subito ipotizzato un problema ai treni, poi internet non ha fatto che confermare l'accaduto, la tragedia.
Che va oltre alla morte, va al vuoto sociale, alla sfida non a chi ce l'ha più lungo o a chi lancia il sasso più lontano o anche al poco civico a chi rompe più lampioni sulla fionda ma a chi sfida la morte, in una roulette russa senza senso. Ragazzini annoiati, ignorati dagli adulti, dalle vite vuote prive di alcun interesse e curiosità, ragazzini che hanno abbandonato spesso la scuola perché la scuola li ha abbandonati.
Ho paura per i miei figli, a volte sono quasi contenta che il loro unico interesse sia la Playstation e i filmati su youtube perché li so al sicuro dentro le mura di casa anche se poi leggo nei loro sguardi la tristezza della solitudine, ho paura quando li esorto ad uscire e mi rispondono che non hanno amici.
E' il terzo investimento ferroviario in una settimana, sulla mia linea, è la terza tragedia che finisce tra mugugni dei pendolari vessati su più fronti, è il terzo segnale di una società che non funziona più.

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