mercoledì 22 maggio 2013

Puffi

Tutti i giorni o quasi prendo un treno per tornare a casa che, dentro, è bianco e azzurro. Come i Puffi.
Dei puffi ha anche le dimensioni.
Su questo treno c'è una popolazione estremamente variegata, un vero parterre degno di studi sociologici.
Una babele di lingue si intersecano in discorsi incomprensibili, spesso urlati al cellulare, che sovrastano le confidenze che vorresti fare con la tua amica, abituale compagna di viaggio.
Un'accozzaglia di suoni indistinguibili ma fastidiosi esce dagli auricolari dei fautori della musica a tutto volume, a volte coperta da chi gli auricolari non li ha ma non vuole rinunciare alle sue preferenze, magari etniche, ascoltate col vivavoce del cellulare ultima generazione.
Annoiati volti si concentrano su schermi touch screen mentre le dita si muovono freneticamente su invisibili e silenti tastiere nel tentativo di battere il record in rete.
Tablet  attirano l'attenzione sull'ultimo film scaricato legalmente o anche no da internet mentre non si sente quasi più il fruscio delle pagine di libri e giornali, sostituiti da e-reader.
Giovanotti annoiati, stanchi alle 15 come se avessero lavorato tutta la notte in miniera per frequentare l'università di giorno occupano tre sedili al prezzo di uno (forse) con giacconi e borse, infastiditi dal tuo desiderio di viaggiare seduta invece che in bilico tra un sedile e l'altro, col naso sotto l'ascella non sempre profumata del vicino compagno di viaggio.
Ragazzotte da passerella commentano l'ultimo smalto della tal catena di profumerie, organizzando l'aperitivo nel tal posto alla moda.
Qualcuno ripassa per un esame o prepara un test d'ammissione, cercando di indovinare (mica di ricordare) se Taranto sta sul mar Adriatico, Ionio ma vince il Tirreno... (sigh! e questi sono i nostri futuri laureati???).
Io tiro fuori il mio ricamo, magari chiacchierando sottovoce al telefono che fa solo telefonate, sms, mms e fotografie a bassissima risoluzione, attirando più attenzione di tutti gli altri messi insieme.
Mezz'oretta quasi al centro dell'attenzione.

3 commenti:

  1. Hai rappresentato benissimo la vita di noi pendolari. Ti sei dimenticata di citare i piedi messi sui sedili vuoti: questa è la cosa per me più insopportabile perchè indice di doppia maleducazione!!!!!!
    Patrizia

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    Risposte
    1. Quelli è un po' che me li risparmio, dato l'affollamento. Non sulle panchine d'attesa nella stazione di Porta Garibaldi passante.
      Stamattina c'era il riscaldamento acceso a manetta, il treno strapieno e i soliti cervicalsofferenti hanno storto il naso alla richiesta di apertura dei finestrini per far girare un po', ma giusto un po' d'aria.
      Sono certa che molti pendolari d'annata potrebbero essere degli ottimi sceneggiatori di sit com (o tragicommedie...).
      Roberta

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  2. Siamo delle mosche rare, ma meno male che è così. Pensa che vita triste e senza colori che hanno questa persone stanche e annoiate.

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